Daniela Cola / 17 October 2016 / Marchio / 1009

 

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea protegge le strisce Adidas

E’ del 17 febbraio 2016 l’ordinanza della Corte di Giustizia dell’UE che fa tirare un sospiro di sollievo all'ADIDAS, la famosa multinazionale tedesca, famosa per le sue scarpe e l'abbigliamento sportivo in genere, connotato dalle note tre strisce oblique.

Una prima decisione sfavorevole all'ADIDAS

Una questione spinosa, nata quando una società belga, la Shoe Branding Europe, presentò all’UAMI una domanda di registrazione per un marchio comunitario, per calzature, corrispondente a due strisce parallele ed oblique (anche se di senso inverso). Come immaginabile, l'ADIDAS presentò regolare opposizione a tale domanda, opposizione fondata sulla evidente somiglianza visiva tra i due segni. La questione si risolse però in una decisione sfavorevole dell’Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno. In effetti, l’UAMI, non ravvisando la somiglianza tra i marchi, si espresse per la registrabilità del marchio comunitario della Shoe Branding Europe, accogliendo così la domanda della società belga.

Il ricorso al Tribunale dell'Unione Europea avverso la decisione dell'UAMI 

Un duro colpo per la ADIDAS che, comunque, determinata a non arrendersi, presentò ricorso avverso tale decisione presso il Tribunale dell’Unione Europea, incassando una prima vittoria. Con sentenza del 21.05.2015 il Tribunale, infatti, riconoscendo la similitudine tra i marchi delle due società interessate accolse la domanda della multinazionale tedesca. 

3° round: la decisione della Corte di Giustizia dell'UE

Tale sentenza trova conferma anche nell’ordinanza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea coinvolta grazie alla impugnazione proposta dalla società belga. La tenacia della Shoe Branding Europe, quindi, non è bastata così come non è bastato semplicemente eliminare una striscia e cambiarne il verso per escludere la somiglianza visiva con il noto marchio ADIDAS.

In particolare, la Corte ha eseguito una valutazione globale tra i due segni analizzando il numero delle strisce, la lunghezza, la distanza e il colore delle stesse e ha dedotto che le lievi differenze, non sono tali da escludere, nell’impressione generale, la somiglianza tra i marchi in esame.

Conclusioni

E dunque questo un indirizzo prezioso da seguire, non limitarsi nello studio della registrabilità di un logo, alla mera analisi dei singoli elementi visivi, ma effettuare una valutazione "globale", complessiva, perché un'analisi superficiale, magari forzata dalla volontà più o meno consapevole di adottare un segno distintivo gradito, di "accelerare" i tempi, può determinare, al contrario, una maggiore perdita di tempo e denaro.

 

Daniela Cola